
Listino prezzi cantanti neomelodici
Romeo Santos, Raulin Rodriguez – La causa (Audio)
La Capital | El Mundo La Camorra ha imposto i “suoi” cantanti e canali televisivi locali Tra gli artisti c’è la fidanzata di un mafioso. Hanno inoltre imposto l’acquisto di merchandising. I cantanti “neomelodici” sono un fenomeno molto popolare a Napoli e dintorni.
Roma. – Dodici membri del clan dei Casalesi, potente braccio della camorra napoletana, sono stati arrestati per aver estorto denaro a ristoratori, televisioni locali e organizzatori di spettacoli per ingaggiare cantanti di loro scelta. I cantanti, della cosiddetta linea “neomelodica” napoletana, erano associati alla camorra.
I sospetti arrestati operavano nella provincia di Caserta, a 35 chilometri a nord di Napoli. Una delle cantanti, nota come Ida D’Amore, era la fidanzata di uno dei boss della camorra arrestati, Giusseppe Esposito. La rete mafiosa era solita trarre profitto anche costringendo le sue vittime ad acquistare merchandising, come calendari, accendini e altri oggetti a prezzi esorbitanti. Gli arrestati sono accusati di associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsione, possesso di armi da fuoco e traffico di droga.
L’azienda che avrebbe stampato i giornali si è rifiutata categoricamente di concludere l’ordine subito dopo la prima prova di stampa, avendo accettato in linea di principio e con la fattura fatta, ha chiesto agli artisti un’autorizzazione del tribunale per procedere con l’ordine, lasciando il materiale sotto sequestro presso la tipografia.
Il giorno in cui realizzarono la performance, che consisteva nel distribuire 6000 giornali fittizi come se si trattasse di una casa editrice della camorra stessa, due camorristi si presentarono per scoprire cosa fossero quei fogli con la scritta “Il corriere de la camorra” in prima pagina, uno dei quali si rivelò essere un regista cinematografico e cantante neomelodico (una parte folkloristica della camorra, simile ai cantanti dei narratori), simile ai cantanti di narcocorridos in Messico) chiamato Genny Fenny associato ai clan, schietto difensore della camorra e regista, produttore, attore e inventore come definisce un film dal nome inquietante “Sodoma, la scissione di Napoli”, a quel punto hanno dovuto interrompere immediatamente l’azione.
La mafia ya no es lo que era potrebbe essere definito un manifesto di indignazione e pessimismo di Franco Maresco, fiammeggiante antropologo della sua Sicilia, che qui affronta la celebrazione del venticinquesimo anniversario dell’assassinio dei giudici antimafia Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.
Maresco non intende rivelare allo spettatore una verità nascosta. Piuttosto, vuole sottolineare l’ovvietà che vede nella posizione dei suoi concittadini nei confronti di Cosa Nostra e della sua persistente influenza. La sua posizione è aggressiva. Concentrandosi in particolare sul trafficante di cantanti neomelodici, immerso in un perpetuo bianco e nero, invade i suoi intervistati; li mette alle strette e li ridicolizza. Sostiene di averli traditi per mezzo di telecamere nascoste e mette il montaggio contro di loro. Li insulta persino direttamente. E questo nonostante il fatto che alcuni di loro non siano in grado di difendersi, il che potrebbe servire a mettere in discussione moralmente il regista.
Ma, riportando il parallelo all’Italia, si potrebbe anche dire che La mafia non è più quella di una volta sta al realismo praticamente come film come Brutti, sporchi e cattivi stanno al neorealismo di Ladri di biciclette. Un passo divergente, a metà tra il furioso e il doloroso, o addirittura contorto, all’interno dell’evoluzione di quel cinema nazionale che scavava nella crudezza e nelle mancanze del Paese.